Immagine della console di Scaleway


Da sviluppatore, passo le mie giornate a scrivere codice, testare API e integrare servizi. Non mi spaventano modelli di linguaggio, reti neurali o librerie complicate. Ma c’è una cosa che riesce ancora a farmi perdere ore preziose: le interfacce e i piani tariffari pensati da chi non ha mai usato il proprio prodotto.

L’esperienza OpenAI: un labirinto travestito da “Free Tier”

Qualche giorno fa ho deciso di integrare ChatGPT via API per un progetto personale. Mi aspettavo un processo lineare: accedo, genero una chiave, pago qualche euro, testo il modello. Invece mi sono ritrovato in un dedalo di termini e condizioni poco chiari: Free, Tier 1, Usage Limits, Credits, Top-Up, Soft Cap, Hard Cap… A ogni click una nuova pagina, a ogni riga un dubbio in più.

Risultato: 20 minuti passati a cercare di capire come “pagare” per usare un servizio a pagamento.


Poi ho provato Scaleway!

Per curiosità (e un pizzico di disperazione), ho aperto la console di Scaleway Generative API . In meno di 15 minuti avevo:

  • letto prezzi chiari e leggibili (“€0.20 per milione di token, free tier di 1.000.000 di token, fine.”),
  • generato una chiave API,
  • eseguito la mia prima chiamata Python con requests .

Tutto funzionava. Nessun tier misterioso, nessuna ricarica minima nascosta. Solo API europee, documentazione essenziale e chiarezza totale.

Non è questione di potenza, ma di rispetto

I modelli OpenAI restano probabilmente i migliori al mondo. Ma la potenza senza chiarezza non serve a nessuno. Un developer vuole sapere quanto costa, cosa può fare e dove può trovarlo — senza sentirsi in trappola tra termini ambigui e finestre modali.

Scaleway, invece, ha capito una cosa semplice:

la user experience è parte del prodotto, non un accessorio grafico.


Una lezione per chi progetta piattaforme AI

Il messaggio è chiaro: Non basta costruire modelli brillanti, bisogna rispettare il tempo e la lucidità mentale di chi li usa. Un’interfaccia chiara, un pricing trasparente e un flusso logico valgono più di mille promesse di “AI avanzata”.

Alla fine, ho scelto Scaleway per migliorare la nostra app Kaspian non per i modelli, ma per il senso di fiducia che ho provato dopo cinque minuti. Una sensazione che, in un mondo di dashboard autistiche e piani “free” che non lo sono, vale più di qualunque benchmark.

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Sergio Rame è un maker e sviluppatore indipendente. Lavora tra automazione IoT e intelligenza artificiale, e scrive per passione di tecnologia “umana”, quella che rispetta chi la usa.

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